Il fortino del Bettolino e della Busa
Verso l'anno 1000 si consolidò sotto il regno dei Longobardi il feudalesimo, più precisamente dal 900 al 998 dopo Cristo. La popolazione della Brianza era in maggioranza agricola, divisa in servi o schiavi della gleba e aldi, una via di mezzo fra schiavi e liberi. La categoria di uomini liberi era composta da piccoli commercianti e possidenti di terre. Chi nasceva da uno schiavo, rimaneva tale, invece gli aldi, potevano essere liberati dai loro padroni.
Vi erano anche i contadini schiavi che lavoravano nelle chiese e monasteri, e potevano godere di qualche privilegio in più. Un popolo oppresso e reso senza volere dai valvassori e dai capitani, finchè l'arcivescovo Ariberto, si schierò con il popolo per combattere contro i valvassori, che nel frattempo si erano uniti in una lega. Il popolo entro in lotta, sempre più unito, costruendo delle fortificazioni vicino ai rilievi più accentuati del paese. oggi possiamo trovare queste testimonianze nel fortino della cascina Bettolino che secondo l'autore di numerosi studi storici del paese Dott. Cappellini, il Bettolino doveva trattarsi di un piccolo fortino o "casaforte" costruita dal popolo di Monte intorno al 1100 per difendersi dai soprusi della nobiltà dell'epoca.
Il sito già indicato nel catasto Teresiano del 1721 come cascina Bettolino deriverebbe da piccola bettola e significherebbe luogo di sosta per carrozze e viandanti. Situato sul bivio tra Besana e Casatenovo, poteva in effetti essere un luogo di sosta per i viaggiatori. Il Bettolino si presenta come un insieme di edifici, a destinazione abitativa nella parte verso la via e a rustici nella parte interna. Caratteristica la torretta che si erge tre piani fuori terra e che presenta particolari elementi architettonici quali fasce marcapiano in mattoni a vista in rilievo e finestre ed aperture ad arco e a sesto acuto di probabile origine quattrocentesca. Singolare anche il portale di accesso al cortile interno.
Lo stato odierno non è tra i più felici, la cascina infatti presenta da molti anni un evidente abbandono
Dello stesso periodo troviamo il fortino sito nell'antica via Romana della Busa, ove si può notare una struttura simile a quella del Bettolino, Anche in questo caso, possiamo supporre che il fortino della Busa, potesse nei secoli essere trasformato in un luogo di sosta per i viaggiatori che, transitavano da Milano a Lecco, infne trasformato in epoca recente, in una casa privata, dove purtroppo non troviamo più traccia del suo stato originario.
La strada romana della Busa
Questo
sentiero, largo quanta basta per il passaggio di un cavallo,
è una delle vie più antiche di Montesiro,
risalente al periodo romano e forse anche celtico. Era la
via più rapida che da Milano portava nel cuore della
Brianza e quindi per Como e Lecco.
Una strada “militare”di
servizio per il trasferimento rapido a piedi o a dorso di
cavallo. Partendo da Milano si giungeva a Monza, e da qui,
risalendo il corso del Lambro, si proseguiva per Biassono
(Blasionum), Tregasio (Trewa), Montis (Montesiro), Besana
(Bexana), Renate (Rotenate) e Cassago (Rus Cassiciacum),
e poi Cremella, Bulciago, Molteno, Oggiono (Uglonum) e Lecco
(Leucum). Nel territorio di Cassago si ritirò Sant’Agostino
in preghiera e meditazione, presso la villa dell’amico
Verecondo. Non solo, con lui abitarono in Brianza la madre
(Santa Monica), S. Alypio vescovo (che Agostino chiamava
“fratrem cordis mei"), S. Simpliciano (che guidò
prima Ambrogio e poi Agostino nel cammino verso la nuova
religione), più altri compagni di fede. L’esempio
partì dal governatore Ambrogio, che in una settimana
ricevette il battesimo, divenne diacono, sacerdote e vescovo
per acclamazione.
Ecco invece come viene raccontato in un
antico testo il passaggio di Agostino per le terre brianzole,
"Correva
l’anno trecento ottantasei e reggevano Teodosio con
Valentiniano terzo l’Impero de’ Romani, Sant’Ambrogio
la Chiesa Milanese, quando un forastiero, anima straordinaria,
date le spalle al mondo, usciva di Milano e ritiravasi alla
campagna per apparecchiarsi al santo Battesimo. Questi è
Aurelio Agostino, dippoi sì celebre Vescovo, e Dottore,
e Santo”.
Oggi
possiamo affermare che dalla via Busa è transitato
l’élite della Chiesa. La stradina metteva in
collegamento i due castelli di Besana: quello di Montis
e quello di Bexana. Della vecchia Busa è giunto fino
a noi solo il piccolo tratto in discesa che collega Montesiro
a Besana, ripreso con un mirato intervento di recupero,
mantenedo l'aspetto originario con l'aggiunta di un inpianto
di illuminazione elettrica.
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